25 marzo 2013

I giovani e la politica: una sfida possibile

(Matteo Cuturello) -  Dopo l’ultima tornata elettorale, il nostro Paese, che prima aveva una guida, si trova in questi giorni,senza un governo stabile.
Il sorprendente - e disarmante - risultato elettorale, che ha spalancato le porte ad un movimento composto da opportunisti, persone che si dicono “stufe della politica” e con“voglia di cambiamento”.
Per carità, la voglia di cambiamento è più che legittima, ma con i dovuti modi. Chi durante la campagna elettorale ha predicato bene, adesso, che si trova a dovere rendere
conto a qualche milione di elettori, non potrà che razzolare male, perchè l’ambiante del Palazzo è ormai stantio, logoro e putrescente.
Con il passare degli anni e delle legislature, è venuta meno la dimensione sociale della politica, e di
conseguenza la stretta rete di relazioni intessute tra i cittadini si sta smagliando. Non è possibile pensare alla politica senza un rapporto con l’altro, facendo prevalere l’individualismo (cfr l’intervista al card. C. Caffarra riportata dall’articolo di M. Giardina “il comandamento di costruire”, Tempi).
In un’ottica di cambiamento, i giovani hanno un ruolo fondamentale, dal momento che sono chiamati in prima persona a decidere del futuro del proprio Paese.
Come disse Aldo Moro durante il discorso all’XI Congresso Nazionale della DC nel giugno del 1969, “la richiesta di innovazione comporta la richiesta di partecipazione; non è solo una rivendicazione, ma anche un dovere e una assunzione di responsabilità”. Che tradotto, significa proprio l’esatto contrario di ciò che si sta verificando in Italia nel XXI secolo: i giovani, il futuro di un Paese, che si trovano a dovere esprimere una preferenza, lo fanno senza delle reali motivzioni, ma per simpatia o opportunismo.
Di politica e giovani ha parlato - e parla tutt’oggi - la Chiesa, dapprima con le encicliche sociali di Papa Leone XIII (una su tutte è la Rerum Novarum, scritta nel 1891), per continuare con Papa Giovanni Paolo II, che celebra il centenario della Rerum Novrum. Il Papa Beato scrive: “il patrimonio dei valori tramandati e acquisiti è sempre sottoposto dai giovani a contestazione. Contestare non vuole dire distruggere o rifiutare in modo aprioristico, ma vuole significare soprattutto mettere alla prova nella propria vita e rendere quei valori più vivi”.
Questo patrimonio si è, con il passare degli anni, sempre più impoverito, fino ad arrivare inesorabilmente a una condizione de sterilità morale e sociale. Il card. Caffarra, nell’intervista citata,
afferma che “pensiamo di potere costruire una società fra soggetti affettivamente asociali, dove la persona umana non ha più nessun rapporto originario con l’altro. Ma allora ci si domanda: perchè
devo essere morale?”.
Il porporato continua dicendo: [oggi] “sembriamo in un vicolo cieco e subiamo la supremazia dell’economico sul politico”, e che “non si costruisce niente se non si prende coscienza della visione
che si ha della vita umana”.
La sfida che la classe politica, oggi, dovrebbe accettare è proprio questa: prendere coscienza della
vita umana, e fare ciò che è in loro facoltà per preservarla e fare si che sia condotta nel modo più
dignitoso possibile, nel caso si verifichino condizioni che ne impediscano la piena manifestazione.
Purtroppo, però, è di gran lunga più facile e comodo rimanere appollaiati al proprio cadreghino
che sporcarsi le mani per cambiare un Paese.
È una bella sfida, e speriamo che qualcuno la accolga seriamente.

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